On line e off line. Connessi e sconnessi. Parole chiave della contemporaneità che si fanno marcatori di destini personali. Segnalando i vincenti e i perdenti. I ricchi e i poveri di contatti sociali. Rapporti ridotti a misura del valore soggettivo, credendo di possedere senza essere posseduti. In realtà, a dispetto della tanto proclamata autosufficienza dell'io, l'esperienza è sovente scandita da interazioni crudeli, che segnalano all'individuo di essere la parte instabile di una relazione. E la sua metà, singolare o plurale, che egli pensa di dominare o addirittura di aver tolto, non finisce mai di farsi sentire, facendo male.
L'amore non corrisposto, il rifiuto subito a scuola, la stigmatizzazione perché fisicamente o psicologicamente "diversi", l'isolamento negli ambienti di lavoro, il venire trascurati dalla propria famiglia costituiscono infatti vicende dolorose che quasi tutti gli esseri umani, chi più chi meno, vivono nel corso dell'esistenza. Costringendoli a grandi sforzi, spesso avvilenti o alienanti, votati a riconquistare accettazione. Lotte cognitive, emotive e comportamentali che ruotano attorno al fenomeno dell'ostracismo, ossia l'essere esclusi, respinti e ignorati.
(Einaudi, Torino 2010)
Sommario:
I. La vita fai da te.
II. L'ostracismo nelle relazioni umane. III. Essere ignorati. IV. Essere respinti. V. Essere esclusi. VI. Diventare più buoni, o del servilismo sociale degli ostracizzati. VII: Diventare più cattivi: quando gli ostracizzati dicono "basta". Nota conclusiva. Indice dei nomi.

Corriere del Veneto: "L'ostracismo secondo Zamperini"

Il libro
9 novembre 2010

"L'ostracismo secondo Zamperini"
L'amore non corrisposto, l'emarginazione a scuola, la diversità fisica, il mobbing nell'ambiente di lavoro, la distanza della famiglia di appartenenza, sono ferite che quasi tutti conoscono. La strada verso l'accettazione è lunga e travagliata, comporta lotte emotive e psicologiche che cozzano continuamente contro il sentirsi esclusi. E' un ostracismo che Adriano Zamperini indaga nel volume della nuova serie "Psicologia. Psicanalisi. Psichiatria", per la Piccola Biblioteca Einaudi. Il libro s'intitola appunto L'otracismo. Essere esclusi, respinti e ignorati (Einaudi, 238 pagine, 18 euro). Un'analisi approfondita che prende in esame i "connessi" e gli "sconnessi" nella vita, i vincenti e i perdenti, i ricchi e poveri. Adriano Zamperini è docente di Psicologia Sociale e Relazioni interpersonali alla Facoltà di Psicologia dell'Università di Padova. Per Einaudi  ha già pubblicato Psicologia dell'inerzia e della solidarietà, Psicologia sociale, Prigioni della mente, L'indifferenza.

Mente & Cervello: Come si precipita nella spirale dell'esclusione

 
N.72, ANNO VIII, DICEMBRE 2010

Ranieri Salvadorini
Con il suo ultimo libro, Adriano Zamperini, esperto di psicologia sociale, aggiunge un altro importante, originale e inedito tassello a quella grammatica delle relazioni interpersonali di cui sta costruendo l'impianto scientifico. Gli ostracizzati sono il punto di osservazione privilegiato dall'autore - il sentire del singolo è decisivo per decifrarne le aspettative - e mostrano come il meccanismo dell'esclusione sociale si inscriva nella soggettività di ciascuno. Gli esseri umani, spiega Zamperini, da un lato sono spinti da continue pressioni sociali a valorizzare se stessi fino al mito dell'autosufficienza (in gergo: individualizzazione dell'individuo) verso l'ideologia del self made man, dove self va inteso qui in senso psicologico, come autonoma costruzione del sé; dall'altro lato, pressioni opposte li richiamano a una vita iperconnessa e altamente relazionale. Secondo l'autore, l'ostracismo è il termometro di questa schizofrenia, amplificata dall'evolversi delle nuove possibilità tecnologiche. Oltre ai meccanismi di spettacolarizzazione tipici della società egocentrica, anche la cultura, insiste Zamperini, veicola messaggi patologici; dai manuali per "non essere esclusi dalle chat" a quelli per "essere notati da", l'idea sottotraccia è sempre la stessa: "Si vuol far credere di poter possedere gli altri senza esserne posseduti".
Essere esclusi mette a repentaglio autostima, appartenenza, senso del controllo e l'esigenza di una vita significativa. Insomma, ferisce. Su questi aspetti Zamperini si sofferma a lungo perché, spiega, gli individui sono sensibili a come vengono percepiti dagli altri, così da sintonizzarsi di continuo sulle loro reazioni e i loro umori. Ecco che le strategie che mettono in campo per gestire questa sofferenza sono le più disparate e l'autore ne costruisce una vera fenomenologia: dai bambini marginalizzati a scuola sino ai "respingimenti" degli emigranti, passando per le situazioni più ordinarie nei luoghi di lavoro, in famiglia, in Internet. Il libro è chiuso da un'impressionante disamina della strage di Columbine, quando gli "ostracizzati diventano cattivi", la deriva alternativa a quella del servilismo: quando gli esclusi sono pronti a tutto, pur di farsi accettare.


Il Mattino di Padova: I vincenti e i perdenti nelle relazioni sociali

12 dicembre 2010
L'amore non corrisposto, il rifiuto subito a scuola, la stigmatizzazione perché fisicamente o psicologicamente "diversi", l'isolamento negli ambienti di lavoro, il venire trascurati dalla propria famiglia: a chi non capita? Sono vicende dolorose che quasi tutti gli esseri umani vivono, chi più chi meno, nel corso dell'esistenza. E questo li costringe a grandi sforzi, spesso avvilenti o alienanti, votati a riconquistare accettazione. Lotte cognitive, emotive e comportamentali che ruotano attorno al fenomeno dell'ostracismo, ossia l'essere esclusi, respinti e ignorati. D'altra parte, le parole chiave della contemporaneità richiamano i concetti di "connessi" e "connessi", di essere on line e off line. Parole che diventano marcatori di destini personali, segnalano i vincenti e i perdenti, i ricchi e i poveri di contatti sociali. Su questi temi si addentra lo studio di Adriano Zamperini, docente di psicologia sociale e relazioni interpersonali alla facoltà di Psicologia di Padova, già autore di numerosi testi. Dal volume "L'ostracismo" (Piccola Biblioteca Einaudi, 18 euro) pbblichiamo un capitolo "Come diventare più buoni", ovvero come rendersi amabilmente disponbili.

Siamo tutti un po' Fantozzi
Ma che fatica diventare più buoni per farci accettare
di Adriano Zamperini
  

Creato dalla fantasia di Paolo Villaggio, Fantozzi è personaggio noto a tutti. Così popolare da essersi saldamente insediato nel nostro immaginario e nel linguaggio che utilizziamo ogni giorno. A detta dei critici, il ragioniere Ugo Fantozzi rappresenta l'italiano medio degli anni Settanta - sebbene ancora oggi continui a parlarci e a farci ridere amaramente. Conduce uno stile di vita mediocre: diploma, semplice impiegato, casa in equo canone e così via. Completamente sprovvisto di qualità e decisamente sfortunato, è umiliato e tiranneggiato da chichessia. Viene malmenato da un gruppetto di bulli, resta impalato sulla bicicletta perché si stacca il sellino, affoga con la faccia in una torta, all'occorrenza diventa un parafulmine e altre disavventure del genere lo perseguitano. Presso la propria ditta deve guardarsi da un megadirettore esigente e da compagni di lavoro arrivisti. Tra i pochi che lo degnano di qualche attenzione c'è il ragioniere Filini, organizzatore di strampalate gite aziendali, e la signorina Silvani, oggetto delle sue passioni amorose, ovviamente mai ricambiate. L'unico porto sicuro e accogliente - per modo di dire, visti gli standard esistenziali di Fantozzi - è la famiglia. Composta da una moglie insignificante e bruttina e da una figlia ottusa e orripilante. E il trio dà vita a relazioni e affetti desolanti. Emblematico uno scambio di battute tra i coniugi: lui si rivolge a lei chiedendo conferme: "Ma allora.... vuol dire che... tu mi... mi a..?", sentendosi rispondere: "Ugo, io... ti stimo moltissimo". Nemmeno la moglie riesce a dirgli che lo ama, di fatto avendone compassione. Forse chi è professionalmente preparato ad aiutare le persone che soffrono potrà capirlo e sostenerlo. Ma lo psicoanalista della mutua, cui si rivolge, lo annichilisce con una celebre battuta: "Ragionier Fantocci (storpiandone il nome), lei non ha nessun complesso di inferiorità! Lei è inferiore!". Indubbiamente, nell'insieme, una situazione desolante. E il nostro solerte travet, benché vessato da un'azienda che non lo riconosce affatto, se non per fini di bieco sfruttamento, non pensa minimamente a licenziarsi. Di più: continua a frequentare i colleghi della "Megaditta" pure al di fuori dell'orario di lavoro. I quali, ovviamente, perpetuano i loro modi abituali di trattarlo, trasformandolo nell'emblema dell'uomo sopraffatto. O, per dirla con altri termini, in un'icona dell'individuo ostracizzato. Che, per cercare di guadagnare approvazione, adotta una grottesca attitudine alla sudditanza psicologica. Sino a offrirsi quale triglia umana nell'acquario del suo megadirettore. Sicuramente, un'iperbole tragicomica di servilismo. Eppure, con lo sguardo acuto di chi sa osservare i rapporti interpersonali, Paolo Villaggio cattura, esasperandole, le varie modalità comportamentali piegate a un servilismo che si vorrebbe pagante. In termini di accettazione e inclusione. A livello generale, gli ostracizzati che credono nella possibilità di ristabilire la relazione interrotta sono particolarmente propensi a intraprendere azioni prosociali. E più il rapporto interpersonale è valorizzato e ritenuto importante, più avvertita è la spinta a un suo recupero. Sforzi che mirano a ottenere benevolenza e i favori del respingente. Per esempio, prendendosi particolare cura del partner, di un amico, di un collega o di un intero gruppo di persone. Non vedendo all'orizzonte desiderabili alternative. Un ulteriore elemento che induce a impegnarsi per salvare la relazione è l'alto costo psicologico associato all'essere ostracizzati. A un fidanzato lasciato dall'amata può prospettarsi un futuro di solitudine e disperazione. Il venire esclusi da un gruppo magari si traduce nel dover far fronte a continue umiliazioni e a un profondo imbarazzo. Tutte situazoni che costano. E, nell'insieme, maggiore sarà stato l'investimento - in termini affettivi, temporali, economici e sociali - più il respingimento apparirà oneroso. Motivando ogni sforzo possibile per porvi rimedio. Cercando altresì di prevenire ulteriori manifestazioni. In definitiva, la servilità sociale va qui intesa come propensione individuale a essere eccessivamente preoccupati di andare d'accordo e di piacere agli altri. Al punto di diventare decisamente malleabili e ossequiosi. Vediamo le principali modalità comportamentali che si fanno espressione di una simile esistenza.

Avvenire: Ostracismo o i modi di escludere gli altri

16 dicembre 2010

Intervista ad Adriano Zamperini

La chiamano Rejection line. Letteralmente è "il telefono del rifiuto". La prima linea telefonica pensata per respingere gli indesiderati senza alcun coinvolgimento personale. È nata a New York e si è diffusa in quasi tutto il mondo anglosassone. L’idea originaria era quella di fornire le ragazze di uno strumento efficace per rifiutare gli approcci indesiderati. Qualcuno ti chiede il telefono, tu gli dai quello della Rejection line e il malcapitato si sente rispondere da una voce gentile che «sfortunatamente la persona che le ha dato questo numero non intende parlare con lei. Questo è un rifiuto ufficiale».

E ce ne sono anche di più evoluti, che consentono a chi chiama di scegliere fra alcune variabili di risposta, del tipo: «Se preme "1" potrà ascoltare le parole di conforto di un nostro esperto; se preme "2" ascolterà una triste poesia sull’abbandono; se vuole aggrapparsi a qualche irrealistica speranza prema "3"». Si tratta di un esempio fra i tanti raccolti da Adriano Zamperini, docente di Psicologia sociale presso l’Università di Padova, nel volume L’ostracismo. Essere esclusi, respinti e ignorati, edito da Einaudi. Un articolato percorso nelle maniere antiche e soprattutto moderne che gli esseri umani utilizzano per allontanare e isolare i loro simili. «Metodi che nell’epoca del virtuale si moltiplicano e assumono connotati disumanizzanti».

In effetti la linea del rifiuto è il paradigma della disumanizzazione dei rapporti umani.«E mette a nudo la schizofrenia della nostra epoca. Da una parte abbiamo una cultura che esalta l’Io a dismisura nel mito del self made man. Dall’altra abbiamo sviluppato una fitta rete di interconnessioni. Il nostro Io si muove in una logica possessiva, in un delirio di autoaffermazione, ma tutti i giorni è costretto a fare i conti con gli altri. Se gli altri ci servono, bene. Ma se avanzano pretese e creano problemi...».

Allora gli facciamo dare il benservito dal telefono.«Senza renderci conto che utilizziamo un supporto culturale che sottolinea il nostro analfabetismo relazionale. Uno strumento che ha il solo scopo di continuare a tenere a galla il nostro Io».

E la convivenza, il costruire insieme?«Vengono erosi da questa logica mercantile dei rapporti umani, che poi è un grande inganno».

Ci fa credere quello che non può essere?«Ci pone in un meccanismo perverso. Per imporre il nostro Io ci scontriamo con altri Io che non si lasciano ostracizzare. Allora sgomitiamo, usiamo la forza. Al posto di forme di convivenza utilizziamo forme di esclusione. La nostra società è sempre più diffidente poiché abbiamo impoverito quel patrimonio di fiducia nei rapporti umani che è condizione essenziale per vivere bene e progredire. Senza la fiducia negli altri e degli altri non possiamo affermare noi stessi se non con la violenza. Spesso scordiamo che concedendo qualcosa, invece di impoverirci ci arricchiamo grazie a quello che altri concedono a noi».

La violenza dell’ostracismo, la violenza di chi reagisce...«E il violento viene giustamente condannato, senza però che nessuno si preoccupi di capire. Ma la violenza ha sempre una sua ragione, solo che a indagarla si mettono in discussione i modi della convivenza, le nostre tante inciviltà. Allora si preferisce evitare».

Una forma di autodistruzione.«Succede quando i principi mercantili vogliono disciplinare i rapporti umani. Internet è l’esempio classico. È uno strumento positivo, ma diventa deleterio se viene utilizzato, come spesso accade, come metro del successo personale. Chi ha tanti contatti ha tanto successo. Allora l’amicizia viene traviata. I contatti, cioè gli altri, diventano una merce che si può scambiare, che si può possedere come le figurine di un album, al solo scopo di quantificare il successo. È lo svilimento dei rapporti umani».

Del resto, questa non è l’epoca dei single?«Ecco un altro inganno. L’enfasi che viene posta sullo stare soli dei cosiddetti single è una falsità. Sono persone che si sono costruite un modo altro di stare con gli altri, per il loro beneficio, per il desiderio di affermare il loro Io attraverso la maggiore visibilità. La solitudine vera nasce dalla percezione di essere posti ai margini, di essere ignorati».

Più sono visibile, meno sono solo?«Così ci viene fatto credere. La visibilità come forma di autorealizzazione. Che poi è la logica dei reality. Ci sono migliaia di persone che fanno la fila per i cast, migliaia di mamme che portano i loro piccoli alle selezioni per la pubblicità. È una logica di mercificazione. La vita è un prodotto e vogliamo che sia notato e comprato».

E il pudore?«In questo contesto è un difetto, un deficit di socialità. Il problema è che diamo ancora poca importanza ai cambiamenti prodotti dalla tecnologia intesa come un prolungamento dell’identità della persona. Continuiamo a distinguere il reale dal virtuale, ma ormai il virtuale è realtà. Si moltiplicano i casi di ragazzi che stanno male perché vengono esclusi o ostracizzati da un sito internet. E se quello che accade nella rete fa male, vuol dire che è reale».

Quali sono le forme di ostracismo?«Il non vedere gli altri; il cacciare fisicamente gli altri; l’esclusione degli altri su base sociale».

Il caso più attuale di esclusione su base sociale?«Intorno all’aspetto fisico si concentrano molte forme di esclusione. Tutti gli handicap sono ostracizzati, ma gli obesi sono fra le persone più ostracizzate, perché rappresentano una scorrettezza rispetto agli imperativi dei richiami sessuali. Anche la classe medica li colpevolizza. Molti rinunciano a curarsi per non sentirsi umiliati dai medici. Soffrono una vera crisi di identità. Su internet si trovano gruppi di tutti i tipi, ma quelli di obesi sono rari».
Roberto I. Zanini
© riproduzione riservata 

Radio Rai 1: Ben Fatto


Con Annalisa Manduca e Lorenzo Opice
Regia Roberta Di Casimirro
In redazione Ada Marra

Un quotidiano veloce, agile e moderno, dove fatti, libri, eventi ed indagini si intrecciano con la filosofia dello star bene. Un modo per guardare la realtà in modo diverso e fotografarla da un'angolatura inconsueta.
Essere ignorati, dispezzati, respinti. Forme di ostracismo moderno molto frequenti nella società attuale.In trasmissione ne abbiamo parlato con il Prof Adriano Zamperini, docente di Psicologia sociale e Relazioni interpersonali all'Universita' di Padova. 

ascolta la puntata http://www.radio.rai.it/radio1/benfatto/view.cfm?Q_EV_ID=321366

Corriere della Sera: Breviario di ostracismi quotidiani

Scienze sociali Il saggio di Adriano Zamperini

di Alberto Bevilacqua

Essere esclusi, respinti, ignorati; all' insegna dell' Ostracismo. Adriano Zamperini viviseziona questi fenomeni in un breviario einaudiano di psicologia sociale (L' ostracismo, pp. 254, 18), che ci ricorda un suo studio del 2007: il lucidissimo L' indifferenza. Lo schema è perfetto: l' amore non corrisposto, i rifiuti subiti a scuola, il marchio su chi è fisicamente e psicologicamente diverso, gli isolamenti e le frustrazioni che sempre più si diffondono negli ambienti di lavoro; ma, rientrando dal pubblico nel privato, la scarsa sensibilità e le trascuratezze all' interno delle famiglie. Mali di cui quasi tutti finiscono, in diversa misura, per essere vittime. E ne scapita il complesso sociale, perché gli sforzi, che l' autore definisce avvilenti o alienanti, per conquistare l' accettazione, lasciano piaghe che poi agiscono, anche come memoria, nel contesto generale. Dalle lotte di religione o di casta, alla vita incanalata in una semplicità, in una naturalezza alterata nella sua essenza primigenia. Questo è il punto. Perché, citando James, è sacrosanto il principio: «Il sé sociale di un uomo è il riconoscimento che egli riceve da chi gli sta intorno». RIPRODUZIONE RISERVATA

Pagina 50
(15 dicembre 2010) - Corriere della Sera

http://archiviostorico.corriere.it/2010/dicembre/15/Breviario_ostracismi_quotidiani_co_9_101215062.shtml


Radio Rai 3 Fahrenheit

Adriano Zamperini e l'ostracismo 21 dicembre 2010 ore 15,00
Essere esclusi, respinti e ignorati ai tempi di facebook. Dunque essere "on line" e "off line", "connessi" e "sconnessi", sono queste le parole chiave della contemporaneità che si fanno marcatori di destini personali segnalando i vincenti e i perdenti, i ricchi e i poveri di contatti sociali. A dispetto della tanto proclamata autosufficienza dell'io, l'esperienza è spesso scandita da interazioni crudeli: amore non corrisposto, il rifiuto subìto a scuola, la stigmatizzazione perché fisicamente o psicologicamente «diversi», l'isolamento negli ambienti di lavoro, il venire trascurati dalla propria famiglia costituiscono infatti vicende dolorose che quasi tutti gli esseri umani, chi piú chi meno, vivono nel corso dell'esistenza. Ne parliamo con Adriano Zamperini docente di Psicologia sociale presso l'Università di Padova.

ascolta la puntata http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=322567

Recensione: LA STAMPA TUTTOLIBRI

I Robinson del naufragio quotidiano

Gli sconnessi dagli altri, esclusi, respinti, ignorati: una condizione consueta, sempre più diffusa, della nostra vita che segna i rapporti e il destino delle persone, vincenti o perdenti

MARCO BELPOLITI
Capita a molti di diventare di colpo, da un giorno all'altro, uomini o donne invisibili, persone che gli altri si rifiutano di vedere. Come racconta Ralph Ellison nel suo romanzo, L'uomo invisibile (1953), ristampato di recente da Einaudi, l'invisibilità dipende da uno stigma, un segno, che il protagonista ha su di sé: egli è un nero nella società nordamericana degli Anni Cinquanta. Ma non è necessario essere marchiati da uno stigma così evidente, bastano piccole cose, eventi o aspetti minimi, perché scatti il meccanismo dell'esclusione, e si venga respinti oppure ignorati. È capitato a tutti, e senza un'apparente ragione, di trovarsi da ragazzi al margine del gruppo di amici: una festa cui non si è invitati, il telefono che non squilla più, una frase sgradevole detta durante l'intervallo a scuola, amici che non salutano.

Adriano Zamperini, docente di psicologia sociale, ha descritto in un libro, intitolato L’ostracismo - in uscita da Einaudi (pp. 246, e 18) -, questa condizione consueta, se non proprio costante, della nostra vita, quel modo di essere off-line, sconnessi rispetto agli altri, che segna i rapporti sociali, e a volte persino il destino delle persone: vincenti o perdenti.

Zamperini parte da una constatazione: viviamo in una società schizofrenica; da un lato, incentiva fortemente l'indipendenza e l'autonomia degli individui («l'autosufficienza dell'io»); dall'altro, segnala continuamente il rischio di restare tagliati fuori dagli altri, anche per un tempo brevissimo. Tuttavia noi sappiamo bene che, per quanto sia innata in noi l'esigenza di essere accettati, di non ricevere rifiuti, la vita è scandita naturalmente da piccole e grandi esclusioni. L'estensione delle relazioni intessute dall'esplosione del web (posta elettronica, Skype, social network, twitter, ecc.) però ci fa ora dipendere da una stretta relazione virtuale con il nostro prossimo, segno evidente di un bisogno spasmodico di essere riconosciuti dagli altri.

Eppure un fattore entropico s'impone: ciascuno di noi può sostenere solo un limitato numero di nicchie relazionali, e quando si decide di passare del tempo con qualcuno, si mina la possibilità di stare con qualcun altro, senza contare che molte relazioni - affettive, amicali, sentimentali - richiedono impegno, e quelle che non ricevono le dovute attenzioni diventano insostenibili.

Questa semplice constatazione, che molti tuttavia non fanno, spiega di per sé le ragioni dell'ostracismo che provochiamo, o subiamo, nella cerchia più o meno stretta delle relazioni umane. Capita spesso agli adolescenti, veri malati del cyberspazio, di agitarsi se non ricevono risposte immediate alle proprie e-mail, se all'improvviso il silenzio cala in una conversazione in chat. Perché non risponde? Cosa mai è successo? Cosa ho detto? A volte si tratta d'inconvenienti passeggeri, altre volte di veri e propri episodi di cyberostracismo: ignorare l'altro col silenzio in Internet, o non rispondendo agli sms e al cellulare. La pressione culturale per l'affermazione di sé è oggi così forte che diventa difficile affrontare il pericolo di essere ignorati nei rapporti in chat. Ma non c'è solo questo tipo di rifiuto. L'esperienza di essere respinti riguarda altri aspetti della nostra vita quotidiana; l'aggressività implicita o esplicita, è ben presente soprattutto nelle scuole.

Zamperini cita il caso di Poppy Bracey, una studentessa inglese di 13 anni, capelli biondi, grandi occhi, viso truccato. Ragazza bella, troppo bella, che per questa ragione viene discriminata dai compagni: pettegolezzi, silenzi, smorfie, ghigni, sguardi che offendono. Ogni giorno a scuola diventa per lei una tortura, e cominciano anche telefonate con false richieste di posare per un servizio di moda. Alla fine Poppy s'impicca nella sua camera.

Un episodio estremo, certo, ma che testimonia di una condizione traumatica molto diffusa. Nella parte finale del libro Zamperini si sofferma sul caso arcinoto di Columbine, nel Colorado, dove nel 1999 due ragazzi di 18 e 17 anni sparano sui loro compagni di scuola uccidendone 13, per poi suicidarsi. Un episodio che è collegato, scrive lo psicologo, ai rituali di esclusione, all'ostracismo, alle rabbie e alle follie, che le relazioni tra coetanei, unite e stati alterati della psiche, possono anche produrre.

Non sempre tuttavia l'esperienza del rifiuto generano reazioni sconsiderate, e questo perché ci siamo allenati durante l'adolescenza a ricevere piccole o grandi repulse amorose; ed è bene che da ragazzi si debba fare una sorta di apprendistato scandito da rifiuti, respingimenti più o meno dolorosi, per poter in seguito pervenire «a una più accurata valutazione del proprio valore relazionale».

Alla fine della lettura di questo testo torna in mente l'analisi che Primo Levi in Se questo è un uomo dedica ai sommersi e ai salvati nel Lager. Egli nota che nella vita comune non accade spesso che un uomo si perda, poiché normalmente non si è soli, e nel suo scendere ognuno di noi risulta saldamente legato al destino dei propri vicini.

Dopo aver letto L'ostracismo ci si può chiedere se nella società individualista e narcisista attuale questo sia ancora vero, se cioè siamo davvero così legati gli uni agli altri, da non dover far subire a nessuno il destino del «sommerso». L'illusione dell'autonomia del singolo, insieme alla necessità di essere on line, è andata così avanti che l'esclusione appare una delle fonti maggiori di sofferenza dei singoli. Colpisce i più deboli: bambini, giovani, portatori di handicap, «diversi»; e l'ostracismo è una pratica così diffusa da costringere molti a un lavoro aggiuntivo nel tentativo di stare in equilibrio.

Quello che abbiamo perso in termini di coesione, per quanto costrittiva e autoritaria, non ci è stato, alla fin fine restituito sul piano della liberazione del proprio self. A tutti potrebbe capitare di diventare di colpo dei Fantozzi, a cui lo psicoanalista della mutua, storpiandone il nome, può dire: «Ragionier Fantocci, lei non ha nessun complesso d'inferiorità! Lei è inferiore!». Sovente l'alternativa è tra diventare dei camaleonti sociali, Zelig dell'interattività umana e conformisti perfetti, o sviluppare la psicologia del Robinson Crusoe per sopravvivere al naufragio quotidiano nelle relazioni sociali. Un magro risultato di tanto progresso tecnologico ed economico.

(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 16 ottobre)

http://www3.lastampa.it/libri/sezioni/news/articolo/lstp/361712/

Treviso: Collegio Vescovile Pio X

Ostracismo Incontro Dibattito 

In occasione della pubblicazione del libro "L'ostracismo" incontriamo l'Autore Prof. Adriano Zamperini

Il giorno giovedì 25 novembre alle ore 17,00 abbiamo organizzato presso la sede del nostro Collegio in Borgo Cavour 40, un importante dibattito sul tema dell'”Ostracismo” e più in generale sul “Lessico delle relazioni umane”, in occasione della presentazione del libro edito da Einaudi e scritto dal Prof. Adriano Zamperini dal titolo “L'Ostracismo”. Si tratta di un appuntamento unico per la provincia di Treviso al quale interverrà, oltre al Prof. Zamperini, anche il Dr. Guido Lorenzon, direttore della nuova televisione locale TV1. Modera il Dr. Tito Sartori, responsabile del Servizio di Psicologia e Pedagogia del Collegio PioX.