On line e off line. Connessi e sconnessi. Parole chiave della contemporaneità che si fanno marcatori di destini personali. Segnalando i vincenti e i perdenti. I ricchi e i poveri di contatti sociali. Rapporti ridotti a misura del valore soggettivo, credendo di possedere senza essere posseduti. In realtà, a dispetto della tanto proclamata autosufficienza dell'io, l'esperienza è sovente scandita da interazioni crudeli, che segnalano all'individuo di essere la parte instabile di una relazione. E la sua metà, singolare o plurale, che egli pensa di dominare o addirittura di aver tolto, non finisce mai di farsi sentire, facendo male.
L'amore non corrisposto, il rifiuto subito a scuola, la stigmatizzazione perché fisicamente o psicologicamente "diversi", l'isolamento negli ambienti di lavoro, il venire trascurati dalla propria famiglia costituiscono infatti vicende dolorose che quasi tutti gli esseri umani, chi più chi meno, vivono nel corso dell'esistenza. Costringendoli a grandi sforzi, spesso avvilenti o alienanti, votati a riconquistare accettazione. Lotte cognitive, emotive e comportamentali che ruotano attorno al fenomeno dell'ostracismo, ossia l'essere esclusi, respinti e ignorati.
(Einaudi, Torino 2010)
Sommario:
I. La vita fai da te.
II. L'ostracismo nelle relazioni umane. III. Essere ignorati. IV. Essere respinti. V. Essere esclusi. VI. Diventare più buoni, o del servilismo sociale degli ostracizzati. VII: Diventare più cattivi: quando gli ostracizzati dicono "basta". Nota conclusiva. Indice dei nomi.

Il Mattino di Padova: I vincenti e i perdenti nelle relazioni sociali

12 dicembre 2010
L'amore non corrisposto, il rifiuto subito a scuola, la stigmatizzazione perché fisicamente o psicologicamente "diversi", l'isolamento negli ambienti di lavoro, il venire trascurati dalla propria famiglia: a chi non capita? Sono vicende dolorose che quasi tutti gli esseri umani vivono, chi più chi meno, nel corso dell'esistenza. E questo li costringe a grandi sforzi, spesso avvilenti o alienanti, votati a riconquistare accettazione. Lotte cognitive, emotive e comportamentali che ruotano attorno al fenomeno dell'ostracismo, ossia l'essere esclusi, respinti e ignorati. D'altra parte, le parole chiave della contemporaneità richiamano i concetti di "connessi" e "connessi", di essere on line e off line. Parole che diventano marcatori di destini personali, segnalano i vincenti e i perdenti, i ricchi e i poveri di contatti sociali. Su questi temi si addentra lo studio di Adriano Zamperini, docente di psicologia sociale e relazioni interpersonali alla facoltà di Psicologia di Padova, già autore di numerosi testi. Dal volume "L'ostracismo" (Piccola Biblioteca Einaudi, 18 euro) pbblichiamo un capitolo "Come diventare più buoni", ovvero come rendersi amabilmente disponbili.

Siamo tutti un po' Fantozzi
Ma che fatica diventare più buoni per farci accettare
di Adriano Zamperini
  

Creato dalla fantasia di Paolo Villaggio, Fantozzi è personaggio noto a tutti. Così popolare da essersi saldamente insediato nel nostro immaginario e nel linguaggio che utilizziamo ogni giorno. A detta dei critici, il ragioniere Ugo Fantozzi rappresenta l'italiano medio degli anni Settanta - sebbene ancora oggi continui a parlarci e a farci ridere amaramente. Conduce uno stile di vita mediocre: diploma, semplice impiegato, casa in equo canone e così via. Completamente sprovvisto di qualità e decisamente sfortunato, è umiliato e tiranneggiato da chichessia. Viene malmenato da un gruppetto di bulli, resta impalato sulla bicicletta perché si stacca il sellino, affoga con la faccia in una torta, all'occorrenza diventa un parafulmine e altre disavventure del genere lo perseguitano. Presso la propria ditta deve guardarsi da un megadirettore esigente e da compagni di lavoro arrivisti. Tra i pochi che lo degnano di qualche attenzione c'è il ragioniere Filini, organizzatore di strampalate gite aziendali, e la signorina Silvani, oggetto delle sue passioni amorose, ovviamente mai ricambiate. L'unico porto sicuro e accogliente - per modo di dire, visti gli standard esistenziali di Fantozzi - è la famiglia. Composta da una moglie insignificante e bruttina e da una figlia ottusa e orripilante. E il trio dà vita a relazioni e affetti desolanti. Emblematico uno scambio di battute tra i coniugi: lui si rivolge a lei chiedendo conferme: "Ma allora.... vuol dire che... tu mi... mi a..?", sentendosi rispondere: "Ugo, io... ti stimo moltissimo". Nemmeno la moglie riesce a dirgli che lo ama, di fatto avendone compassione. Forse chi è professionalmente preparato ad aiutare le persone che soffrono potrà capirlo e sostenerlo. Ma lo psicoanalista della mutua, cui si rivolge, lo annichilisce con una celebre battuta: "Ragionier Fantocci (storpiandone il nome), lei non ha nessun complesso di inferiorità! Lei è inferiore!". Indubbiamente, nell'insieme, una situazione desolante. E il nostro solerte travet, benché vessato da un'azienda che non lo riconosce affatto, se non per fini di bieco sfruttamento, non pensa minimamente a licenziarsi. Di più: continua a frequentare i colleghi della "Megaditta" pure al di fuori dell'orario di lavoro. I quali, ovviamente, perpetuano i loro modi abituali di trattarlo, trasformandolo nell'emblema dell'uomo sopraffatto. O, per dirla con altri termini, in un'icona dell'individuo ostracizzato. Che, per cercare di guadagnare approvazione, adotta una grottesca attitudine alla sudditanza psicologica. Sino a offrirsi quale triglia umana nell'acquario del suo megadirettore. Sicuramente, un'iperbole tragicomica di servilismo. Eppure, con lo sguardo acuto di chi sa osservare i rapporti interpersonali, Paolo Villaggio cattura, esasperandole, le varie modalità comportamentali piegate a un servilismo che si vorrebbe pagante. In termini di accettazione e inclusione. A livello generale, gli ostracizzati che credono nella possibilità di ristabilire la relazione interrotta sono particolarmente propensi a intraprendere azioni prosociali. E più il rapporto interpersonale è valorizzato e ritenuto importante, più avvertita è la spinta a un suo recupero. Sforzi che mirano a ottenere benevolenza e i favori del respingente. Per esempio, prendendosi particolare cura del partner, di un amico, di un collega o di un intero gruppo di persone. Non vedendo all'orizzonte desiderabili alternative. Un ulteriore elemento che induce a impegnarsi per salvare la relazione è l'alto costo psicologico associato all'essere ostracizzati. A un fidanzato lasciato dall'amata può prospettarsi un futuro di solitudine e disperazione. Il venire esclusi da un gruppo magari si traduce nel dover far fronte a continue umiliazioni e a un profondo imbarazzo. Tutte situazoni che costano. E, nell'insieme, maggiore sarà stato l'investimento - in termini affettivi, temporali, economici e sociali - più il respingimento apparirà oneroso. Motivando ogni sforzo possibile per porvi rimedio. Cercando altresì di prevenire ulteriori manifestazioni. In definitiva, la servilità sociale va qui intesa come propensione individuale a essere eccessivamente preoccupati di andare d'accordo e di piacere agli altri. Al punto di diventare decisamente malleabili e ossequiosi. Vediamo le principali modalità comportamentali che si fanno espressione di una simile esistenza.

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